SQUALI A SHARM: CONSIDERAZIONI
Sopra, il primo squalo catturato a Sharm.
In questi giorni abbiamo ricevuto diverse mail, differenti per contenuti e richieste, da parte di numerosi navigatori in procinto di partire per la classica meta natalizia, che ormai tutti conoscono: Sharm el Sheik.
I due attacchi del 5 e del 1 dicembre scorsi, che hanno provocato rispettivamente un morto e tre feriti, sono rimasti impressi nelle menti di coloro che si accingono a partire.
Cosa è successo di atipico in quelle acque meta di milioni di turisti?
Solitamente gli squali non attaccano l'uomo, nuotano lontano dalla riva e cacciano prede più piccole. Ma è ormai è convinzione tra gli esperti che sia accaduto comunque qualcosa di "strano". Ne hanno parlato tre grandi esperti, Ralph Collier, Marie Levine e George Burgess, e in italia Alessandro de Maddalena e per noi Castronuovo Motta Nicola.
Tutti concordano sul fatto che sono probabilmente due i responsabili, un longimano e uno squalo mako dalle pinne corte, che sono attivamente ricercati dalle autorità egiziane. Su questo speriamo (invano) che la psicosi non abbia gia preso il sopravvento, come accaduto in Italia quando dopo l'avvistamento di uno squalo bianco di fronte alle coste di Senigallia si scatenò la caccia allla "macchina assasina"
che tra l'altro nulla aveva fatto se non il suo mestiere.
Ma torniamo a Sharm. La Chamber of Diving and Water Sports of Egypt ha inviato a diversi esperti mondiali le foto dei morsi inflitti alle vittime dei due attacchi subiti all'inizio del mese, e proprio grazie alle immagini nonché ad un filmato girato da dei turisti che si è giunti alla conclusione che i responsabili sono effettivamente due diverse specie di squalo. Forse uno dei due squali è ferito e quindi maggiormente aggressivo, forse incapace di catturare le sue prede abituali.
Le immagini relative al primo attacco, fanno ipotizzare che sono appunto due le specie responsabili, un longimano (Carcharhinus longimanus) e uno squalo mako dalle pinne corte (Isurus oxyrinchus). Entrambe le specie sono tra le 12 più pericolose.
Si tratta di specie che non si avvicinano spesso alla costa, ma è noto che ristoranti,
gestori di diving ecc..scaricano volutamente in mare scarti di cibo per attirare gli squali e rendere "indimenticabili" le immersioni ai sub più superficiali e ingenui. Tuttavia questa prassi da sola non sembra essere sufficiente a spiegare l'attacco, duplice, da parte del mako. Da questa considerazione è nata l'ipotesi che proprio il mako possa essere ferito. Risulta atipico il comportamento che ha portato lo squalo ad asportare notevoli quantità di tessuto (in genere mordono e si allontanano, per poi ritornare in un secondo momento), il che indica una voracità e un cambiamento nelle modalità di caccia, difficilmente compatibili con uno squalo in buone condizioni di salute.
Ora le autorità egiziane sono impegnate in una caccia quasi da film (che ricorda ovviamente il film di Spielberg), ma difficilmente, anche catturando uno o più esemplari, si potrà stabilire il vero responsabile. I tempi di digestione -precisa de Maddalena- sono brevi, circa 36 ore per il mako, poco di più per il longimano. Quindi un eventuale esame del contenuto stomacale non potrà rilevare nulla.
Ora si sta attendendo il parere degli esperti del Global Shark Attack, Ralph Collier e Marie Levine (del Shark Research Institute di Princeton). Nel frattemo le autorità egiziane ieri hanno riaperto alcune spiagge, mentre sono ancora chiuse quelle dove sono avvenuti i due attacchi, questo perchè gli squali hanno la capacità di memorizzare i luoghi di caccia (filopatria)
ed è probabile che vi facciano ritorno. Quindi è indispensabile vietare la balneazione in alcune spiagge per un pò di tempo.
Alcuni si chiedono se questi incidenti siano in realtà il sintomo di qualcosa di più grave, per esempio se l'uomo, che depreda il mare senza alcun ritegno, possa avere delle responsabilità. In questo caso, occorrono due precisazioni, come afferma Castronuovo Nicola, primo ci si dimentica che le acque del mar Rosso sono state sempre frequentate dagli squali, sono acque adatte, calde e ospitano una cinquantina di specie di squali, la maggior parte innocue per l'uomo.
Secondo, episodi del genere accadono spesso, ma non sono riportati. Per esempio quasi nessuno parlò della turista francese morta sempre nel mar Rosso, a sud di Marsa Alam nel giugno del 2009, e chi riporta che la vittima del 5 dicembre scorso è la prima negli ultimi 5 anni certamente si sbaglia.
In ogni caso la caccia ai due "killer" continua. Il Ministero Egiziano per il Turismo ha organizzato 52 divers suddivisi in sei gruppi
che viaggiano continuamente nella speranza di catturare gli squali. Ma ci sono anche voci fuori dal coro, come quella di Hesham Gabr, del Chamber of Diving and Water Sports, che suggerisce da tempo di prendere seri provvedimenti nei confronti dell'overfishing e delle continue aggressioni all'ambiente. Il mar Rosso, in particolare Sharm, presentano da tempo problemi ambientali seri, come appunto l'impoverimento della fauna ittica, la perdita della trasparenza delle acque a causa dell'inquinamento e dell'abitudine di gettare a mare i materiali edili di scarto. Non da meno, la pesca illegale sempre presente e scarsamente repressa.
BOX: LE VITTIME DEGLI ATTACCHI Le vittime del primo attacco, ovvero del 1 Dic 2010 presso la Ras Nasrani, a Sharm el Sheik, sono Olga Martynenko, 48 anni, che ha riportato una grave lesione alla spina dorsale; Lyudmila Stolyarova, 70 anni (foto a lato), che ha perso la mano destra e parte della gamba sinistra; un uomo di 54 anni che ha subito la parziale amputazione di una gamba; si è salvato senza particolari problemi Oleksandr Dykusarov, la quarta persona del gruppo. La donna 71enne (nome di battesimo, Renate) è stata aggredita nella stessa zona quattro giorni dopo mentre stava nuotando e a differenza degli altri non si è accorta dell'arrivo dello squalo. Olga Martynenko, che ha subito il primo attacco, è stata la prima ad accorgersi dell'arrivo dello squalo, è stata la prima a scappare e la prima ad essere aggredita. Da ricordare il racconto di Elene, 19 anni e figlia di Olga Martynenko. La mamma ha fatto praticamente da scudo, con il suo corpo, alla figlia, e si trovavano a soli 20 dalla riva. |
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Sopra, l'arrivo all'aeroporto Internazionale di Sheremetyevo (presso Mosca) di L. Stolyarova
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